Juventus nel paese delle Meraviglie

Meglio continuare a sognare in Italia che svegliarsi di colpo all’estero
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La sconfitta di ieri dei bianconeri, seppur arrivata allo scadere contro un Atletico Madrid ben organizzato, riporta a galla degli interrogativi strettamente connessi sia alla storia del blasone juventino ma, se non vogliamo perderci in corsi e ricorsi storici, alla magra situazione in cui versa attualmente il calcio italiano. Basterebbe guardare il bicchiere dalle due note prospettive per archiviare il risultato finale sfavorevole velocemente, oppure rimuginarci sopra giorno dopo giorno per finire a discutere su vecchi protocolli e antichi malanni di cui la Serie A italiana oggi è vittima. La Juventus, non per colpa sua ovviamente, si ritrova, da un lato (in Italia), a convivere con cavalcate spettacolari, piene di record, sui verdi prati italiani, punti su punti, gol su gol, vittorie sopra vittorie, talune volte persino senza affanni, dall’altro (all’Estero) sbatte contro un’improvvisa sfortuna costante, risultati e prestazioni non esaltanti, risultati che non arrivano neppure quando la partita è giocata senza particolari errori e delusioni cocenti che sfociano in eliminazioni premature. Se guardiamo all’estero il processo di maturazione e di rilancio della Juventus dal dopo “calciopoli”, in verità, non si è visto neppure. L’ultima volta la Juventus di Ferrara prima, e quella di Del Neri dopo, furono eliminate nella fase a gironi, magari in maniera più netta (ricordiamo il 4-0 di Monaco di Baviera). Oggi, restano dei risultati più incoraggianti ma comunque un dato di fatto: neanche la super Juve di Antonio Conte è andata oltre la fase a gironi. La Juventus, e questo è un dato incontrovertibile (seppur appesantito dall’anno in Serie B e dalla restaurazione), non ottiene una finale di Champions dalla “disgraziata” notte di Manchester (disgraziata, se la si guarda dalla parte del tifo bianconero), datata maggio 2003, quando i campioni d’Italia di Lippi dovettero arrendersi ai calci di rigori contro il Milan di Carlo Ancelotti. Sono quindi 11 anni che la Juventus, seppur in questi ultimi 3 anni ha cancellato ogni avversario in Italia, rimane sul binario dell’anonimato in Europa. Non considerando la prima parte di questo decennio (in cui il Milan per ben due volte e poi l’Inter di Mourinho hanno tenuto alta la bandiera italiana in Europa), il dato allarmante da prendere in considerazione è quello in riferimento alla seconda parte (ultimi 4 anni) di questo decennio, dove la Juventus è stata il manifesto più significativo di come sia caduto in basso il calcio italiano. Una squadra che ottiene più di 100 punti nel proprio campionato, che non perde quasi mai, che segna grappoli di gol con i suoi attaccanti migliori, deve, prima, subire un brusco risveglio contro la superiorità del Bayern Monaco (poi concretizzatasi con un “triplete”) che asfalta i bianconeri con un doppio 2-0 (casa/trasferta) e l’anno dopo (quello dei record), poi, vede frantumarsi i propri sogni contro squadre come il Copenaghen e il Galatasaray che contribuiscono all’eliminazione anzitempo della “Vecchia Signora” (successivamente eliminata, in semifinale, anche dall’Europa League, per mano del Benfica). Perché questo? Semplice! La Juventus in Italia vive nel paese delle Meraviglie: senza avversari, senza ostracismi di nessun tipo, con un pizzico di fortuna in più, che scompare puntualmente varcando i confini del bel paese e altri fattori ambientali di svariata natura. Dopo un sonno idilliaco arriva la mattina e ci si deve svegliare per tornare in fretta alla realtà, quella Europea, dove i bianconeri hanno la possibilità di misurarsi con “degni” avversari, per capire la reale dimensione del proprio valore, e puntualmente arrivano gli amari verdetti. Povero calcio italiano…

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